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RELAZIONI UMANE, NON SOLO VIRTUALI

  • Immagine del redattore: Coffee Talks
    Coffee Talks
  • 6 apr 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Quando riusciremo ad uscire da questo periodo strano e buio, di sicuro ci sentiremo tutti un po’ più tecnologici e meno dinosauri. Abbiamo scoperto i meeting online, le video-chiamate di gruppo, il lavoro a distanza… e magari siamo riusciti persino a organizzare meglio la nostra attività, in modo efficiente e leggero.

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Quando questo periodo sarà finito avremo capito anche che gli incontri virtuali e gli incontri vis-a-vis non sono esattamente la stessa cosa, ma esistono delle differenze non di poco conto. Se si considera il mero scambio d’informazioni dirette (ti dico una cosa, me ne dici un’altra) sostanzialmente non cambia molto, ma se si tiene in considerazione anche la comunicazione non verbale, parlarsi di persona e parlarsi via webcam è differente. Molto.


In primis possiamo dire che non si può spiegare sempre tutto a voce: spesso c’è la necessità di poter accompagnare le parole con dei gesti, mostrare fisicamente certe criticità o perplessità. E’ vero, ci sono molti programmi al giorno d’oggi che permettono di integrare conversazioni con screenshot e grafici, ma non sempre risultano agevoli ed immediati da usare. Inoltre, seppure tramite telecamera riusciamo a vedere le espressioni e la gestualità dell’altro oltre a percepire l’intonazione della voce, dobbiamo considerare che gli interlocutori comunque stanno lavorando entrambi all’interno della propria comfort zone, protetti da uno schermo che fa da scudo alle proprie insicurezze. Senza contare, poi, che vengono a mancare anche tutta una serie di riti e procedure, atte a stabilire le “relazioni di potere” all’interno del gruppo di confronto come, ad esempio, la scelta del posto in cui sedersi, l’intensità della stretta di mano, l’impaccio che si può avere nei confronti del nuovo… E’ innegabile che i rapporti umani funzionino molto meglio quando vengono vissuti “di persona”. Un abbraccio, una stretta di mano… possono cambiare la nostra giornata, in un verso o nell’altro.


Nonostante la recente spinta innovativa e scoperta, tecnologica, incontrare fisicamente i propri interlocutori rende le riunioni o lo sviluppo di progetti più semplice, più immediato. Si rimane concentrati sulla questione e non ci si fa distrarre dall’attività quotidiana che si svolge nel contempo attorno a noi e ci si ritaglia del tempo per quella determinata questione. Volete poi mettere la gioia di festeggiare assieme una vittoria? Essere circondate da persone vere e non da fredde immagini sullo schermo, infonde una sensazione anche di familiarità e di realtà. Conferisce la sensazione che ci sia qualche cosa di concreto e di tangibile, non solo un’idea nell’etere, degli avatar virtuali senza idee né sentimento.


Incentivare l’uso della tecnologia ci permette di superare molti limiti (di tempo, di spazio e anche economici), ma sottovalutare il peso che ha mantenere i rapporti “di persona” è un errore da evitare. Molto spesso è più fruttuoso un pranzo di lavoro che quattro videochiamate, dove “sembra inopportuno” divagare su contesti personali. E, invece, le relazioni d’affari hanno bisogno anche di un lato d’umanità per continuare a prosperare. D’altronde, come viene più volte ribadito anche nel libro The code of trust di Cameron Stauth, creare empatia è una delle cose che spingono le persone a fidarsi (e, di conseguenza, a tessere qualche relazione con noi).


Come sempre il giusto sta nel mezzo: riuscire ad equilibrare i due tipi di rapporti, per ricordarci che al di là di un’immagine sullo schermo che percepiamo fredda e distante da noi, quasi finta, in realtà vi sono persone vere, con una propria storia ed esperienza. Ed è alla fine proprio con queste ultime che si mantengono vive le relazioni.

 
 
 

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