BRAND E RESPONSABILITÀ SOCIALE
- Coffee Talks
- 27 apr 2020
- Tempo di lettura: 4 min
Si chiama responsabilità sociale d'impresa (o Corporate social responsibility) l'inclusione di temi etici all'interno della strategia di impresa; il perseguimento di obiettivi che "fuoriescono" dalla tradizionale impostazione gestionale.

Una volta ho letto che "al giorno d'oggi sono le aziende che possono guidare il cambiamento, avendo fallito istituzioni, politica e religione".
La crisi che stiamo attraversando in queste settimane non ha fatto altro che sottolineare maggiormente la debolezza di un sistema basato su procedure stringenti e iter burocratici infiniti, che rendono difficile intervenire prontamente. Di fatto è stato grazie all'intervento di piccole o grandi realtà private che è stato possibile raggiungere alcuni risultati in tempi brevissimi (come ad esempio recuperare materiale per gli ospedali o, addirittura, attrezzarne di nuovi). Le aziende sono di per sé molto più snelle nelle procedure, nell'adozione di decisioni o nel cambiare scelte strategiche di quanto sia, invece, un apparato governativo, che deve tra l'altro confrontarsi con interessi politici contrastanti.
L'attenzione ai temi sociali, come ad esempio l'ambientalismo o il perseguimento della parità di genere, sono stati affrontati apertamente in svariate campagne pubblicitarie e promossi da noti brand (come ad esempio Benetton). Ma anche le piccole realtà non sono da meno e cercano attraverso la loro attività di contribuire anche loro al raggiungimento di determinati obiettivi comunitari (come ad esempio la valorizzazione dei prodotti locali biologici).
Abbiamo più volte affrontato il tema delle nuove generazioni di consumatori, che gli esperti ci dicono essere più attente alla reale essenza dei prodotti e servizi offerti piuttosto che all'involucro col quale vengono proposti. I nuovi user sono alla ricerca di un qualcosa di vero, di tangibile, qualcosa che sia significativo: si vogliono sentire utili e parte viva della società. Vogliono poter influenzare o, meglio, direzionare con le proprie scelte gli scenari futuri del mondo attorno al loro, sentirsi creatori del proprio futuro, molto più di quanto non sia stato per le generazioni passate.
La ricerca della realizzazione personale è presente in ogni generazione; la peculiarità di quelle nuove è che tale auto-realizzazione comprende anche i valori sociali. È un po' come se ci si sentisse in dovere di restituire al mondo il benessere di cui si gode.
Appare, quindi, evidente che un'azienda che si propone di perseguire obiettivi a favore per il benessere della comunità, rientrerà tra quelle in grado di catturare l'attenzione di questo target (e non solo). Se gli obiettivi o le visioni aziendali combaceranno con quelle del singolo individuo, la predilezione per alcuni prodotti o servizi sarà automatica.
Oggi siamo tutti più consapevoli del nostro ruolo nel mondo, dell'influenza delle nostre azioni su quello che succede attorno a noi. Possiamo vederlo anche adesso, con la crisi innescata dal Covid-19: sarà sicuramente stata in gran parte essere una scelta strategica per la sopravvivenza dell'azienda, una mossa astuta di marketing e di visione nel medio-lungo periodo, ma la conversione di molte produzioni, la creazione di servizi ad hoc per sopravvivere o adattarsi a questa emergenza è stata dettata anche dalla volontà di rendersi utili, di fare qualcosa che serva davvero. Mettere al servizio degli altri le nostre conoscenze e le nostre capacità. Questo ci aiuta a sentirci dalle persone migliori (ndr. i ragazzi che con la stampante 3D hanno stampato le valvole mancanti per l'ospedale di Bergamo l'hanno fatto principalmente perchè ve ne era la necessità, senza porsi domande sulle conseguenze legali di tale azione. Servivano: al resto ci avrebbero pensato poi!)
Sono diverse le agende di Governo e di istituzioni sovranazionali che hanno messo al centro dei loro obiettivi temi come la tutela dell'ambiente, la disuguaglianza di genere, la tutela dei diritti umani… Molti brand hanno fatto propri questi obiettivi e li hanno inseriti all'interno della propria strategia (non solo comunicativa). Grazie alla loro capacità di comunicare coi singoli individui, sono diventati i portavoce e agenti sensibilizzatori di queste priorità.
I Brand comunicano tramite svariati canali: visivi, sonori, on-line e off-line... Hanno a loro disposizione un’audience molto ampia, riescono a immedesimarsi nel proprio target di riferimento, ne comprendono le necessità, le paure, i desideri, le difficoltà… e, quindi, riescono a coinvolgere e scuotere l'interessamento collettivo molto più che le istituzioni preposte.
Con al loro influenza possono trasformare gli obiettivi strategici istituzionali in un trend, una moda, riuscendo a catalizzare l'attenzione.
L'autorità guadagnata nel tempo fa di alcuni marchi una fonte autorevole e rispettata, molto più di quello che potrebbero fare esperti università o istituzioni. E’ l’azienda stessa che diventa punto di riferimento per il consumatore.
Se guardiamo, ad esempio, il mondo della moda, l'attenzione e la sensibilizzazione alle tematiche ambientali e di riciclo dei capi per ridurre l'impatto ambientale è partita dall' interno. E' scontato, ora, per le aziende di questo settore puntare su nuovi tipi di tessuti e agevolando la raccolta e il riciclo degli scarti; il consumatore è più consapevole delle proprie scelte, dei prodotti che indossa e ne è orgoglioso. (E quando un cliente è soddisfatto, si ha difronte la migliore pubblicità).
Non dimentichiamo che la responsabilità sociale d'impresa ha l'obiettivo di rendere migliore la vita lavorativa ed extralavorativa; significa scegliere di adottare un comportamento socialmente responsabile e creare consapevolezza intorno a specifiche dinamiche per il benessere comune, in primis quello degli stessi lavoratori, che si sentiranno non solo incentivati e orgogliosi di fare parte di tali aziende, ma parte di un progetto sociale.
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